Open/Close Menu Fondation Alain Daniélou

Tre artisti indiani di eccezionale prestigio internazionale propongono una meditazione musicale in occasione di una festività solenne del calendario Hindu, il Diwali, corrispondente alla nostra celebrazione del nuovo anno.

Per la religione Hindu la festa del Diwali corrisponde al nostro Capodanno. La data varia secondo il calendario lunare e nel 2023 cade proprio il 12 novembre. Il Diwali Concert di oggi prende perciò spunto da canti legati in modo canonico a questa festività e si sviluppa secondo uno schema tradizionale, in tre parti, che tuttavia avranno una forma molto abbreviata rispetto a quanto accade abitualmente nell’esecuzione di musica classica indiana. Nella prima sezione, Alap, il sarod definisce lo spazio sonoro dell’esecuzione misurando i confini delle note sulle quali verrà costruita, successivamente, la melodia del raga. Per una musica che lavora su microintervalli, questa fase è una sorta di esercizio di ambientamento all’ascolto nel quale anche i vuoti e gli spazi di risonanza fra una nota e l’altra fanno parte del disegno complessivo, dato che anticipano il ciclo melodico e ritmico di tutta la composizione. Dopo essersi sintonizzati con il paesaggio sonoro, l’ingresso delle tabla fornisce una base ritmica più esplicita e il raga prende la sua forma melodica compiuta, estendendosi anche grazie all’espressione di un più deciso virtuosismo strumentale. Nell’ultima sezione, Jugalbandi, interviene la voce, che in dialogo prima con le tabla, poi con il sarod, improvvisa sulla base già stabilita in precedenza. I tala, le forme cicliche dei ritmi impiegati per tutto il concerto, sono infatti scelti preliminarmente, rappresentano il riferimento ai canti canonici, guidano l’esecuzione e si intravedono già nella parte introduttiva. La loro struttura ricorsiva, però, lascia ampio spazio all’improvvisazione e all’invenzione del fraseggio, così che un raga non è mai uguale a un altro.

Partho Sarothy è uno dei più importanti musicisti indiani contemporanei, la sua musica incarna l’eredità culturale della musica hindustana raagdari. I virtuosismi che sa compiere con il sarod rendono la sua esplorazione dei raga un continuo esercizio di armonia e di meditazione. Partho Sarothy ha iniziato i suoi studi musicali con suo padre Sudhamoy Chowdhury, discepolo di Radhika Mohan Moitra, indiscusso maestro di sarod. Successivamente ha ricevuto per dieci anni l’insegnamento di Ustad Dhyanesh Khan, figlio e allievo del leggendario musicista Ustad Ali Akbar Khan. Dal 1980 è stato guidato personalmente da Ravi Shankar, musicista indiano tra i più celebri del secondo Novecento. Questi lunghi e importanti studi sotto l’egida di grandi maestri, come vuole la tradizione, oltre che un estro creativo unanimemente riconosciuto, hanno permesso alla musica di Partho Sarothy di svilupparsi in una via molto personale. Nato nel 1960, vive a Calcutta, la mecca culturale dell’India. Negli ultimi 40 anni si è esibito nel mondo intero, in performance da solista ma anche affiancando Ravi Shankar al Royal Albert Hall, al Royal Elizabeth Hall a Londra, al Cremlino a Mosca, alla Carnegie Hall a New York e in altre sedi di assoluto prestigio. In India si è esibito in tutti i più importanti festival, tra gli altri: Festival Doverlane e S.R.A a Calcutta, Festival Savai Gandharva a Puna, Img Fest a Mumbai, Festival Shankarlal e Vishnu Digambar Jayanti a Delhi, Ustad Allauddin Music Sangeet Samaroh a Maihar, Tansen Sangeet a Gwalior.

Percussionista di tabla, Sanju Sahai è uno dei più illustri rappresentanti della scuola Gharana di Benares, fondata dal suo bisnonno Pandit Ram Sahai. Figlio di un’altra figura che nel mondo della musica indiana è ammantata di leggenda, Pandit Sharda Sahai Ji, Sanju Sahai viene iniziato alla musica a 6 anni e da bambino prodigio si esibisce come solista per la prima volta a 9. Consegue il titolo di laurea Bachelor of Music all’età di 13 anni e quello di Master of Music a 18. Molto apprezzato per il virtuosismo tecnico e la spontaneità nell’improvvisazione, oltre ad aver suonato con i maggiori musicisti indiani ha collaborato con celebri compositori di World Music e di musica contemporanea come Manuela Carrasco, Michael Nyman, Patricia Rozario, Naresh Sohal, Pete Lockett, Yair Dalal, Jason Carter, Matthew Barley and Anup Biswas, Don Li, Dominique Vellard, Gilles Petit e Akram Khan. Ha insegnato alla SOAS London University per oltre 15 anni. È stato Percussion Conductor della South Asian Music Youth Orchestra (SAMYO). Tiene regolarmente materclasses per la National Youth Orchestra, che annovera alcuni tra i più brillanti e giovani talenti della musica del Regno Unito.

Raffinato interprete della musica classica vocale hindustani, Supriyo Dutta si esibisce ampiamente in India, Stati Uniti, Australia, Europa, Srilanka. Si è formato con le icone più celebrate della musica classica indiana, in particolare con Pandit Ramkrishna Basu, Pandit Vijay Kichlu e Vidushi Subhra Guha. Ha inciso molti cd e diretto numerosi documentari sulla musica classica hindustani. Supriyo Dutta tiene regolarmente workshop di formazione in India e in Europa a livello scolastico e universitario, oltre a seminari comparativi tra la musica occidentale e la musica classica indiana. Ha ricevuto fra gli altri il Premio Studioso Nazionale dal Ministero della Cultura dell’India, il Premio commemorativo Prasun Bandopadhyay, il titolo di Artista eminente dell’ICCR (Consiglio Indiano per le Relazioni Culturali). In Italia si è esibito in sedi prestigiose come l’Accademia Filarmonica Romana, il “Diwali Festival” all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano.