Open/Close Menu Fondation Alain Daniélou

Photo by Samuel Buchoul

Nel contesto delle dinamiche mondiali post-coloniali, il problema delle differenze può essere visto come l’epicentro di un ricco e complesso terreno di tensioni interpretative. Se il progetto colonialista era basato su un’idea fissa, limitata e piuttosto inflessibile dell’identità, traducendosi nella convinzione della superiorità occidentale, la post-modernità ha intensificato e consolidato la crisi di tutti i modelli di identità. Nel corso della seconda metà del ventesimo secolo, la cultura occidentale è diventata sempre più consapevole dei limiti della costruzione dell’identità a ciascun livello dell’esperienza e del pensiero. Questa presa di coscienza si è riflessa in teorie filosofiche che esplorano l’altro all’interno dello stesso – in altre parole, ponendo la differenza intrinseca nel cuore stesso della soggettività occidentale, prima di considerarla come un’entità indipendente ed esterna, come un “altro”. L’utopia universalista, parte integrante del progetto della modernità, è stato progressivamente demistificata attraverso una nuova enfasi sul relativismo culturale. Di conseguenza, i paradossi e le ambiguità dell’esperienza religiosa e le cornici di riferimento locali vengono incorporati come parti di una riflessione antropologica, conducendo ad un inevitabile sovvertimento dei criteri di oggettività prescritti dalla scienza moderna. Riflettere sulle “differenze” significa non soltanto mettere in discussione i presupposti che consolidano il polo dell’identità, ma anche esplorare le variazioni all’interno del “corpo straniero”. Questa accentuata attenzione per gli aspetti singolari delle differenze implica un radicale cambiamento nell’apertura percettiva alle “differenze invisibili nell’altro”.

LINKS